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il mondo parla di noi

1 July 2009

Esercizio di Stile – Golf for Passion

(…) Cantrina, il borgo della Valtenesi, dà il nome all’azienda agricola nella quale Cristina Inganni e Diego Lavo affrontano il lavoro in vigna e in cantina, convinti che il vino debba esprimere personalità, unicità e saper parlare del proprio territorio di origine. I terreni su cui si trova l’azienda danno vini strutturati, di buon grado alcolico, di buona mineralità e di elevata acidità. Vini longevi che nascono nel naturale rispetto dell’interazione tra il suolo e vigneto. Cantrina (www.cantrina.it) si dedica alla produzione di vini di medio e lungo invecchiamento, per lo più staccandosi dai disciplinari di produzione delle DOC locali per ottenere maggiore libertà di azione sulle scelte di cantina, variabili anche in base alle annate. Unica eccezione il Groppello, di recente introduzione, giusto omaggio al vitigno tipico della zona. Il Nepomuceno è il vino di spicco della cantina: IGT benaco bresciano rosso è un vino a base Merlot caratterizzato dalla presenza di piccole quantità di Marzemino e Robo, che trae la sua peculiarità dalla surmaturazione “a solaio” di una parte delle uve selezionate. Morbidezze e sensazioni vellutate in un vino comunque dal grande carattere e struttura, caratteristiche che rappresentano al meglio l’espressione della filosofia produttiva in Cantrina “Libero esercizio di stile”. Spiega Cristina: “libero perché mi piace essere creativa, esercizio perché io chiamo esercitazioni i miei vini, stile perché ognuno di noi possiede il proprio”.

Chi é del Vino – Il mio vino Professional

posted on 12 January 2007
II suo primo amore è stato l’arte poi, per continuare il lavoro del marito, si è dedicata completamente al vino. Le mie due piccole pesti, Lorenzo e Tommaso, si muovono naturalmente in questo mondo, ci crescono dentro. Il modo in cui ci sono entrata io, invece, è molto diverso». Prima l’accademia di Belle Arti, poi il diploma di scenografa: il primo amore di Cristina Inganni è stato l’arte, quello per il vino è arrivato solo più tardi. «Il mio primo marito, Dario Dattoli, aveva fondato quest’azienda agricola tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. È stato lui a iniziarmi a questo mondo». Anche se con il matrimonio comincia ad avvicinarsi al vino, Cristina continua a lavorare in campo artistico, come decoratrice d’interni, finché, nel 1998, la sua vita non riceve un brusco scossone. «Mio marito è mancato improvvisamente durante l’estate, poco prima della vendemmia», ricorda Cristina.

La Cantrina è l’unica tra gli “estremi” – Brescia Oggi

posted on 10 November 2006
Il Garda Classico ristrettissima selezione dei “Vini Estremi” del Merano Wine Festival: la manifestazione, dedicata al top della produzione nazionale, in scena da domani a lunedì 13 novembre nella cornice del Kurkhaus, ha incluso l’ agricola Cantrina di Bedizzole (unica Bresciana) fra le aziende comprese nella sezione “vini prodotti in condizioni estreme in termini di quota, clima, terra e vinificazione. Cantrina, comunque non sarà l’unica a rappresentare la Provincia nella sezione “Top Selected” che secondo i rigorosi criteri del Wine Festival raccoglie il meglio del panorama enoico nazionale, la Lombardia è rappresentata da sei cantine di cui cinque bresciane, si tratta delle franciacortine Bellavista, Cà dl Bosco, il Mosnel, Monte Rosa, oltre a Cà dei Frati in rappresentanza del Lugana.

Cantrina una mini Borgogna – Giornale di Brescia

posted on 25 October 2005
Quando è stata fondata nel ’90 voleva essere un angolino dell’amata (e invidiata) Bourgogne rubato ai francesi per trapiantarlo nella campagna di Bedizzole. «Mission impossible», diranno, storcendo il naso, quelli che se ne intendono. Eppure i risultati di questa inusuale, minuscola, azienda gardesana sono tutti lì da assaggiare, roteando il bicchiere per ammorbidire l’aggressione dei tannini. Il tanto sole che favorisce Cantrina di Bedizzole e la conseguente ridotta escursione termica, la scarsa quota altimetrica, non impediscono ai vini della azienda agricola Cantrina di fare una splendida figura. Merito forse della cura «pianta per pianta, grappolo per grappolo» prestata alla vite e di una vinificazione fatta sostanzialmente «a mano» nella minuscola cantina che confina con il soggiorno di casa. Così ci capita di assaggiare un Pinot nero in purezza dalla imponente struttura e dalla foltissima tipicità (si chiama Corteccio), non meno sorprendente è il bianco Riné (come le colline alle spalle dell’azienda) che deborda di profumi di frutta e di vaniglia.
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