25 October 2005
Cantrina una mini Borgogna – Giornale di Brescia
Cantrina una mini Borgogna
L’azienda fondata da Dario Battoli e condotta dalla vedova Cristina Inganni
Il Giornale di Brescia in un suo articolo descrive Azienda Agricola Cantrina, ecco i punti salienti:
(…) Quando è stata fondata nel ’90 voleva essere un angolino dell’amata (e invidiata) Bourgogne rubato ai francesi per trapiantarlo nella campagna di Bedizzole. «Mission impossible», diranno, storcendo il naso, quelli che se ne intendono. Eppure i risultati di questa inusuale, minuscola, azienda gardesana sono tutti lì da assaggiare, roteando il bicchiere per ammorbidire l’aggressione dei tannini. Il tanto sole che favorisce Cantrina di Bedizzole e la conseguente ridotta escursione termica, la scarsa quota altimetrica, non impediscono ai vini della azienda agricola Cantrina di fare una splendida figura. Merito forse della cura «pianta per pianta, grappolo per grappolo» prestata alla vite e di una vinificazione fatta sostanzialmente «a mano» nella minuscola cantina che confina con il soggiorno di casa. Così ci capita di assaggiare un Pinot nero in purezza dalla imponente struttura e dalla foltissima tipicità (si chiama Corteccio), non meno sorprendente è il bianco Riné (come le colline alle spalle dell’azienda) che deborda di profumi di frutta e di vaniglia. Forse un po’ troppo, per i puristi, ma la buona struttura e l’elevato grado alcoolico (che però non disturba) lo rendono piacevolissimo. Si chiama Sole di Dario (e capirete perché) un passito vinificato con uve di Sauvignon blanc e Semillon (sì proprio il vitigno del Sauterne) che è un miele per naso e papille. Un quasi Sauterne di grande fascino cui manca semmai la stoffa vinosa di fondo. Il viaggio in Valtènesi si imbatte così in una azienda che gardesana è assai poco e non per sbaglio. L’azienda agricola Cantrina è stata fondata nel ’90 da Dario Dattoli, grande ristoratore con la famiglia (basterà ricordare Carlo Magno e Castello Malvezzi) con l’intento di avere vini importanti per i suoi ristoranti. Il grande sogno si è infranto nel ’98 proprio in quel vigneto, quando Dattoli è perito per il ribaltamento di un trattore. L’azienda è andata alla giovane moglie Cristina Inganni che ha continuato il disegno secondo la strada tracciata Cristina Inganni (oggi trentasettenne) è aiutata dal secondo marito Diego Lavo che di professione pianta barbatelle di vite e che la vite la conosce a menadito. Gli impianti sono del resto all’avanguardia con 6mila piante per ettaro e produzioni bassissime, meno di 50 ettolitri l’ettaro e la metà nel caso del passito. L’azienda non ha grande estensione. Solo 5,8 ettari con nessun programma di ampliare la superficie, anche perché la cantina è ancor più piccola rispetto all’uva che vi si dovrebbe lavorare. Tanto più che la vinificazione avviene in una miriade di partite per esaltare le caratteristiche di ciascuna. La barrique (con qualche tonneau) è la regina incontrastata dell’azienda. I vini passano tutti in legno anche per periodi lunghissimi. La forte struttura, ci dice Cristina Inganni, esige tempi lunghi per recuperare finezza. Quasi sconosciuta, l’azienda Cantrina gode di qualche apprezzamento delle guide e qualche debolezza sul mercato. Peccato per chi non la conosce e non l’apprezza: ha perso qualcosa. (…)